MEDICINA UFFICIALE E MEDICINE ALTERNATIVE: L’INTEGRAZIONE COME SOLUZIONE IDEALE PER APPRODARE AD UNA GUARIGIONE TOTALE E PROFONDA – di Ilaria Castelli

Sono più di 9 milioni gli italiani che si curano con le medicine alternative e questa nuova tendenza è in forte espansione.

Per secoli, la medicina naturale e alternativa è stata una prerogativa della saggezza orientale (Cina, Giappone, India); l’Ayurveda e la Medicina Tradizionale Cinese sono scienze antichissime che solo negli ultimi decenni si sono diffuse anche in Occidente creando un forte scompiglio che ha finito per generare una contrapposizione tra le due opposte visioni: quella tradizionale/scientifica e quella spirituale/olistica.

Quali sono le due differenze sostanziali nell’approccio alla malattia?

La medicina ufficiale guarda all’individuo solamente dal punto di vista biologico e biochimico: generalmente, attraverso una terapia farmacologica il paziente può alleviare o far scomparire i sintomi della sua patologia. La scienza medica attribuisce ad eventi ESTERNI all’individuo la responsabilità delle varie disfunzioni e patologie che lo colpiscono (inquinamento, predisposizione genetica, sistema immunitario deficitario etc) ed è dunque orientata esclusivamente a curare IL CORPO e la sua sintomatologia. Inoltre, tutti i pazienti vengono curati nello stesso e identico modo, senza differenziare la terapia in base alle peculiarità di ciascuno (uno dei presupposti fondamentali della scienza è proprio questo, i principi attivi sono ugualmente efficaci con tutti i pazienti, salvo i casi di intolleranze o allergie)

Le discipline olistiche, invece, guardano al paziente come ad un insieme di tre dimensioni: l’individuo non è dotato solo di un CORPO, ma anche di una MENTE e soprattutto di un’ANIMA. Le tre dimensioni sono strettamente connesse una all’altra e vanno mantenute in perfetto equilibrio tra loro: la malattia si origina proprio laddove esiste uno SQUILIBRIO ENERGETICO tra queste tre sfere. Secondo questa visione, le cause di una patologia vanno ricercate INTERNAMENTE e non all’esterno dell’uomo. Inoltre, ogni individuo è a sé e necessita di una cura personalizzata, in base alle sue personali caratteristiche che lo rendono unico, distinguibile da chiunque altro.

Nell’approccio olistico, spesso è la mente ad avere il ruolo più delicato nell’insorgere di un disturbo: infatti, sono gli schemi mentali più radicati a far nascere determinate emozioni spesso negative e fonte di stress; il perpetuarsi di certi stati d’animo tossici, alla lunga, può generare vere e proprie patologie. Ma non solo. Spesso la malattia porta con sé un messaggio che va ascoltato e assecondato: talvolta ci allontaniamo dal nostro percorso ottimale, non coltiviamo noi stessi e i nostri talenti, non ci amiamo, non ci ascoltiamo nel profondo. La malattia è un campanello d’allarme che ci obbliga a fermarci ad occuparci di noi stessi e spesso ci guida sulla strada maestra che avevamo perso di vista.

I due approcci sopra descritti sono profondamente differenti, nessuna delle due medicine è esaustiva; dal mio punto di vista, entrambe le visioni sono in errore nel momento in cui si rifiutano di collaborare ed accettarsi a vicenda. Un paziente ha bisogno allo stesso modo di un medico che gli prescriva farmaci salvavita, di un chirurgo che intervenga su tessuti e organi così come di un osteopata che lo aiuti a riallineare la colonna vertebrale, di una tecnica energetica come il Reiki che lo aiuti a stimolare l’autoguarigione, di un operatore olistico che lo guidi a destrutturare la mente e a trovare la pace interiore attraverso lo yoga o la meditazione e di un naturopata che gli suggerisca l’alimentazione più adatta a risolvere il suo problema. L’approccio integrato sembra il più completo.

Sarebbe insensato ignorare i progressi che ha compiuto la ricerca scientifica nella sconfitta di molte patologie gravi tuttavia la scienza dimostra ancora lacune profonde ed è molto lontana dalla verità assoluta; inoltre, nelle strutture ospedaliere il personale sanitario spesso non viene formato adeguatamente perciò l’approccio al paziente è spesso superficiale e privo di un’adeguata dose di umanità. Se il personale sanitario coltivasse una disciplina spirituale, questo grosso limite potrebbe essere facilmente superato.

Nel momento in cui rifiutano di accettare le medicine non convenzionali, i medici compiono un errore madornale; allo stesso modo, cadono in errore quegli operatori olistici che sconsigliano terapie mediche e si arrogano il diritto di guarire malattie terminali solamente con meditazione e alimentazione: i tempi del corpo sono molto più rapidi di quelli dell’anima! E’ del tutto irrazionale ritenere di poter guarire il corpo SOLAMENTE con l’ausilio delle terapie energetiche, con la meditazione o l’alimentazione corretta nonostante siano strumenti fondamentali per la prevenzione delle malattie e rappresentino un valido supporto alla medicina ufficiale.

In sostanza, entrambe le medicine da sole non sono sufficienti a GUARIRE definitivamente il paziente, soprattutto in caso di patologie gravi o addirittura terminali. Per sconfiggere definitivamente alcuni disturbi, per permettere a ciascuno di noi di approdare ad una vera guarigione profonda, le due medicine devono andare a braccetto e lavorare fianco a fianco.

Il 5 ottobre scorso a Milano si è tenuto il primo Convegno di Medicine alternative organizzato dall’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la World Health Organization: questo primo importante segnale lascia speranza. Il cambio di mentalità fortunatamente sembra essere dietro l’angolo: sta dunque ad ognuno di noi fare il primo passo per il nostro benessere personale e per quello collettivo.

Ilaria Castelli

Master Reiki – Associazione Italiana Reiki